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“Edipo Re” a Portigliola: la dimostrazione che la Calabria è maestra di cultura

Dom, 16/08/2020 – 19:30

Se qualcuno prova a dirvi che in Calabria non c’è cultura ditegli allora di visitare il Teatro Greco Romano del Parco Archeologico di Locri Epizefiri. Ogni anno, durante il Festival “Tra Mito e Storia”, in quell’antico sito archeologico che sin dal IV secolo a.C. ospita un teatro, si mettono in scena opere drammatiche. Qui i classici possono essere apprezzati nello scenario per il quale erano stati originalmente pensati, sotto le stelle, circondati da antiche rovine e alberi di fico, in mezzo ad un pubblico estasiato. Qui si può veder prendere vita alle basi stesse della cultura occidentale. La rappresentazione della scorsa settimana di “Edipo Re” non è stata un’eccezione, e ha reso piena giustizia alla lunga tradizione drammatica della Calabria. Lo rielaborazione di Sofocle, diretta da Bernardo Migliaccio Spina e messo in scena dagli allievi della Scuola Cinematografica della Calabria, è ambientata nel contesto contemporaneo di una famiglia Rom, una decisione che rende più vivo il mondo di Sofocle. È una realtà fatta di pastori e lotte di strada, spesso trasformata in un grigio rituale o in uno spazio disumano. Sul fondo del palcoscenico, la casa di Edipo è diventata una roulotte. Lì davanti, i suoi figli passano il tempo a giocare a carte e litigare. Quanto a Edipo (Salvatore Galluzzo), porta una canottiera bianca e jeans aderenti, mentre Giocasta (Annalisa Giannotta) sfoggia un bikini provocante e Tiresia (Mariachiara Spatari) inforca un paio di occhiali da sole. Tutti parlano con un forte accento, sia esso slavo, gitano o sardo. “Edipo Re” è un’opera difficile da portare in scena. Quando la tragedia di Sofocle inizia i fatti che contano sono tutti già accaduti, affidando così il peso del dramma alle rivelazioni dei vari informatori che salgono sul palcoscenico. Abbiamo così a che fare con un’azione drammatica al limite della monotonia, unidirezionale e inevitabile, basata sull’attesa dolorosa che Edipo raggiunga la tragica consapevolezza del proprio destino. Tutto ciò fa una bella differenza con le veloci trame create dal cinema di consumo hollywoodiano per venire incontro ai gusti di noi contemporanei. Nonostante “Edipo Re” sia un dramma intellettuale e gli attori fossero preparati per lo schermo, piuttosto che per il palcoscenico, la loro abilità nel disimpegnarsi con una considerevole quantità di monologhi si è dimostrata notevole. Le sequenze di danza, poi, con cui vengono ravvivati i cambi di scena, sono apparse originali e in grado di aggiungere una scintilla di umorismo alla cupa visione sofoclea. La decisione di inserire momenti di humour e di alleggerire così, qua e là, il dramma, senza tuttavia deriderne la base tragica, è stata chiaramente apprezzata dal pubblico. Con questa produzione la Scuola Cinematografica della Calabria dimostra non solo di essere all’altezza della tradizione drammaturgica della regione, ma anche di poterla rilanciare offrendo al pubblico la versione di un classico che lo faccia sentire vicino, senza però perderne di vista l’originale contesto storico. Autore: Václav Paris